La videosorveglianza è diventata una delle principali soluzioni per garantire la sicurezza, sia in ambito privato che pubblico. Sebbene la tecnologia offra numerosi vantaggi, è fondamentale essere consapevoli delle normative legate alla sua installazione e utilizzo, per evitare violazioni della privacy e conseguenti sanzioni.
In ambito privato
L’installazione di impianti di videosorveglianza in ambito privato è generalmente libera e non richiede alcuna autorizzazione, nemmeno da parte degli altri condomini. Tuttavia, ci sono alcune regole fondamentali che devono essere rispettate per non incorrere in violazioni della privacy. La legge prevede che le riprese effettuate non debbano riguardare spazi collettivi o luoghi di passaggio pubblico. Questo significa che le telecamere installate su un’abitazione privata non devono inquadrare l’area pubblica o il cortile di un vicino, né devono catturare immagini di aree comuni condominiali.
Un punto cruciale è che le telecamere non devono registrare spazi esterni condivisi, come la porta del vicino, marciapiedi, o strade pubbliche. È importante che la videosorveglianza sia limitata ai confini della proprietà privata. In questo contesto, si consiglia di posizionare le telecamere in modo tale che non possano inquadrare aree non di competenza.
Inoltre, le riprese effettuate da impianti privati non possono essere diffuse a terzi o utilizzate per scopi diversi dalla protezione della propria abitazione. La privacy delle persone che potrebbero trovarsi involontariamente nel campo visivo delle telecamere deve essere sempre rispettata.
In ambito pubblico
Nel caso in cui l’installazione di un impianto di videosorveglianza riguardi uno spazio pubblico, o venga effettuata da un’azienda o ente pubblico, le regole diventano più restrittive. La legge prevede l’obbligo di informare le persone della presenza di telecamere in una determinata area. Questa informativa deve essere chiara, visibile e comprensibile, per garantire che tutti gli interessati siano consapevoli della sorveglianza.
In pratica, l’azienda o l’ente pubblico dovrà esporre cartelli ben visibili, che riportino la dicitura “Area videosorvegliata” accompagnata da un simbolo facilmente riconoscibile, come ad esempio una telecamera. Tale cartello deve essere sempre posizionato in modo che chiunque si trovi nell’area sorvegliata possa facilmente vederlo.
La legge stabilisce anche che il testo dell’informativa può essere minimo, ma deve includere un rimando al testo completo dell’informativa, che deve essere conforme alla normativa GDPR 2016/679. In tal modo, chiunque si trovi nell’area videosorvegliata è informato della raccolta dei dati e delle finalità del trattamento. Questo è particolarmente importante per garantire la trasparenza e la protezione della privacy.
La conservazione delle immagini registrate
I dati raccolti devono essere protetti con misure di sicurezza tecniche, organizzative e preventive che abbattano “i rischi di distruzione, di perdita, anche accidentale, di accesso non autorizzato, di trattamento non consentito o non conforme alle finalità della raccolta, anche in relazione alla trasmissione delle immagini” (art. 32).
Tra queste misure possiamo trovare credenziali di autenticazione idonee, livelli diversi di accesso, protezione dei rischi in caso di apparati di ripresa digitali connessi a reti informatiche. Il titolare o il responsabile del trattamento, inoltre, è chiamato sempre a designare gli addetti al trattamento.
La videosorveglianza rappresenta uno strumento fondamentale per garantire sicurezza e protezione in ambiti privati e pubblici. Tuttavia, l’installazione e l’utilizzo di tali sistemi devono rispettare le normative vigenti in materia di privacy, con particolare attenzione alla conservazione dei dati e alla valutazione dei rischi connessi, come previsto dal GDPR.
Conservazione delle Immagini Registrate
Secondo l’articolo 32 del GDPR, i dati raccolti tramite videosorveglianza devono essere protetti attraverso misure di sicurezza adeguate, sia tecniche che organizzative, per ridurre al minimo i rischi di:
- Distruzione o perdita accidentale.
- Accesso non autorizzato.
- Trattamento non consentito o non conforme alle finalità dichiarate.
Tali misure includono:
- Credenziali di autenticazione idonee per garantire accessi sicuri.
- Livelli differenziati di accesso ai dati, per limitare l’operatività a personale specificamente autorizzato.
- Protezione da rischi connessi a dispositivi di ripresa digitali connessi a reti informatiche, come attacchi hacker.
Inoltre, il titolare del trattamento è tenuto a designare uno o più responsabili, incaricati della gestione e della protezione dei dati. Questi soggetti devono essere adeguatamente formati e consapevoli delle loro responsabilità.
Valutazione d’Impatto
L’articolo 35 del GDPR prevede che, nei casi in cui il trattamento di dati personali possa comportare un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone, il responsabile del trattamento deve condurre una valutazione d’impatto. Questa procedura ha l’obiettivo di:
- Identificare i rischi potenziali connessi al trattamento dei dati.
- Stabilire misure idonee per garantire la conformità con le norme vigenti.
La valutazione è particolarmente importante quando il trattamento prevede l’utilizzo di nuove tecnologie, come apparecchiature di videosorveglianza avanzate o sistemi di geolocalizzazione.
Con il provvedimento n. 467 dell’11 ottobre 2018, il Garante della Privacy ha stabilito un elenco di trattamenti per cui è obbligatoria la valutazione d’impatto. Tra questi, il punto 5 riguarda i sistemi tecnologici utilizzati nell’ambito lavorativo, come la videosorveglianza o la geolocalizzazione, che potrebbero consentire un controllo a distanza dei dipendenti.
Le Linee guida in materia di valutazione d’impatto adottate il 4 aprile 2017 dal Gruppo di Lavoro Articolo 29, oggi sostituito dal Comitato Europeo per la Protezione dei Dati, specificano i casi in cui la valutazione è raccomandata. Tra questi, il monitoraggio sistematico, ossia:
- Trattamenti utilizzati per osservare, monitorare o controllare gli interessati.
- Sorveglianza sistematica su larga scala di aree pubbliche o accessibili al pubblico.
La valutazione d’impatto rappresenta, quindi, un passaggio cruciale per garantire la conformità dei trattamenti ai principi di trasparenza, proporzionalità e necessità, evitando possibili violazioni dei diritti degli interessati.
Conclusione
Che si tratti di videosorveglianza privata o pubblica, è essenziale rispettare rigorosamente le normative in materia di privacy. La conservazione sicura delle immagini e la conduzione della valutazione d’impatto, ove necessaria, sono strumenti fondamentali per garantire una gestione responsabile dei dati personali raccolti. Affidarsi a professionisti qualificati e conformarsi alle regole del GDPR è il modo migliore per assicurare sicurezza e rispetto dei diritti individuali.
Source: https://www.allarmeroma.it/
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